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Serie A, le parole di Gattuso verso Sassuolo – Napoli

Vigilia di campionato per il Napoli che domani affronterà, in trasferta, il Sassuolo. Il tecnico Gennaro Gattuso ha presentato la sfida in conferenza stampa. Queste le sue dichiarazioni principali:

E’ passata la paura che ha visto negli occhi dei giocatori col Parma? Ha visto segnali? “Ho visto una squadra che s’è consegnata a me ed al mio staff, ho visto grande disponibilità, abbiamo lavorato molto forte. Ho visto una squadra che fa tutto quello che chiediamo, è chiaro che cerchiamo qualcosa di diverso e dal primo giorno vi ho parlato di giocare per reparti. Abbiamo la nostra filosofia, dobbiamo tornare a fare quello che il Napoli ha fatto per tanti anni dopo l’ultimo anno e mezzo in cui ha giocato con un modulo diverso. Dobbiamo credere in ciò che facciamo. Li ringrazio per la disponibilità, non è facile quando per tanti anni sei lassù e vinci sempre ed ora per due mesi non vinci. Può succedere come col Parma all’inizio, non è un caso, subentra la paura ma dobbiamo uscirne. Ho sentito parlare dell’ultima spiaggia, ma nello sport non esiste, dobbiamo solo stare sul pezzo e recuperare i giocatori mentalmente. Le prestazioni in Champions non sono di due anni fa, per questo dobbiamo liberarci e giocare con un modulo ed uno stile diverso e tornare a divertirsi”.

Sulla paura del Napoli. Può diventare anche la paura di Gattuso? “Io non ho paura, nessuno deve pensare alla paura. Devo dare tranquillità. L?ultima vittoria a Reggio Emilia risale al 2014, la storia non ci aiuta, ma dobbiamo cambiarlo. Non dobbiamo pensare alla paura, dobbiamo pensare a tenere il campo, a non guardare la classifica, a non pensare che se veniamo superati sulla prima pressione poi prendiamo gol. Dobbiamo pensare solo a ciò che dobbiamo fare, migliorarci, ed alla qualità e quantità di ciò che si fa in settimana”.

Quali novità ha introdotto? “Col 4-3-3 palleggiare dal basso, creare superiorità numerica e poi andare cercare i tre davanti. Soffrendo meno, tenendo meglio il campo, col Parma la squadra ha fatto bene tecnicamente nella ripresa, ma non abbiamo tenuto bene il campo e nelle marcature preventive, anche se poi i due gol sono due errori ma la squadra non ha fatto le letture corrette. Non dobbiamo pensare che c’è il compagno a metterci una pezza, bisogna essere organizzati, saper scalare, capire come andare a prendere gli avversari”.

Raccontano che lei è pazzo di Milik. “Io sono pazzo di lui, come di tutti i giocatori. Dobbiamo ripartire da quell’abbraccio del presidente per Insigne. Questa squadra vi ha dato tanto a voi giornalisti, tifosi, città, regione e ora dobbiamo stare vicino ai giocatori che hanno dato di più, Insigne, Milik, Callejon, e che sono i più bersagliati. La squadra non ha bisogno di sentire fischi e problemi, dobbiamo fargli sentire l’affetto. Spero che i tifosi possano capirlo, oggi la palla scotta, la palla pesa 10kg, 20kg. Milik sì, mi piace, perché lega il gioco, viene, ti fa uscire bene le giocate, poi ha presenza ed è completo. E’ stato sfortunato finora, ma ce ne sono tanti forti, tutti quelli in attacco”.

In pochi giorni ha conquistato la squadra. “Magari, qualcuno è bravo a nasconderlo, a qualcuno starò sulle scatole, ma fa parte del gioco. Quello che conta è il campo, lì deve esserci voglia e senso d’appartenenza. Poi fuori può succedere che qualcuno sbagli qualcosa, lo faccio passare, ma in campo non lo faccio passare”.

I problemi al di là di quelli mentali? “E’ una situazione di conoscenze, concetti, quando dobbiamo andare in pressione, quando no, quando dobbiamo scivolare o meno. Non si può fare tutto in 10 giorni, ma ho visto qualcosa di diverso, dobbiamo continuare e tutto passa dai risultati, devono essere positivi altrimenti tutto diventa più difficile per migliorare ogni giorno”.

Cosa ha cambiato rispetto agli allenamenti di Ancelotti? Si parla di allenamenti più intensi. “La mia metodologia è diversa, con rispetto verso gli uomini di Ancelotti. Mi piace farli ad alta intensità, un giorno a campo stretto ed un giorno allargandolo di più. Alla fine devo allenare la squadra come poi voglio giocare in partita. Un’ora e 15, 20, non di più se alleni ad alta intensità. C’è stato un po’ di rigetto, il lavoro è diverso e poi quando cambi qualcosa è chiaro che paghi un po’ a livello muscolare. Dobbiamo cambiare, non perché l’ho trovato male fisicamente, ma perché voglio una squadra che faccia corse diverse da come le faceva prima”.

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