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Champions League: le motivazioni del Tas sulla mancata esclusione del City

Assolto perché l’Uefa non è riuscita a produrre tutte le prove necessarie a supporto dell’accusa. Questa, di fatto, la motivazione del Tas che ha annullato la squalifica a disputare le coppe europee al Manchester City per presunte violazione del fair play finanziario.

Non è stata, dunque, una piena assoluzione. Anzi, il Tas ha confermato la mancata collaborazione con l’Uefa da parte del City, ma non è stato possibile tramutare i dubbi in certezze poiché l’Uefa “non è stata in grado di fornire prove certe”.
L’accusa era fondata sulla email, sei, di Football Leaks dalle quali emergeva che l’85% del valore delle sponsorizzazioni di Eithad tra il 2012/13 e 2015/16 versate nelle casse del City (220 milioni), sarebbero state direttamente versate dall’Abu Dhabi United Group Investment & Development, società dello sceicco Mansour bin Zayed che è anche il patron dei Citizen.

Il Tas ha evidenziato che da sole le email non sono sufficienti a supportare l’accusa, sarebbero servite anche prove relative a contabilità e transazioni “altrimenti non è possibile stabilire se i fatti contenuti nelle email siano stati effettivamente realizzati”.

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